Non studia e non cerca lavoro. Mio figlio è un NEET?

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Non avere più speranza per il proprio futuro, rinunciare a cercare lavoro, sentirsi rassegnati a dipendere dai genitori, sono davvero queste le uniche prospettive per i giovani?

NEET, acronimo inglese di “Not in Education, Employement or Training”, indica tutti quei giovani tra i 15 e i 29 anni che hanno smesso di studiare o che non stanno ricevendo alcuna formazione o che hanno smesso di cercare lavoro.

In Italia, ci sono circa 2 milioni di giovani, tra cui l’8,8% di laureati, che rientrano nella classificazione NEET. Le ragazze, invece, sono le più né-né (NEET in italiano): 72 su 100 si sono rassegnate a rimanere disoccupate e a non entrare nel mercato del lavoro.

L’incubo della disoccupazione ha diviso il paese a metà: da una parte c’è chi, con coraggio e ottimismo, ha sfidato la crisi economica trovando un senso al proprio futuro; dall’altra, c’è chi si è arreso, anche dopo diversi fallimenti, e ha smesso di cercare o si è accontentato.
In quest’ultima parte, non troviamo solo i cosiddetti “mammoni” o i NEET, ma anche chi ha diversi anni di studio, completati con la laurea o il master, o chi ha partecipato a numerosi corsi di formazione per specializzarsi, ma non trova il lavoro per il quale ha studiato o sta studiando.

In Italia, solo il 10% dei giovani ha trovato il lavoro per il quale ha studiato. In Germania, la quota sale al 50% e, in Danimarca, arriva al 60%. Come nella migliore tradizione, l’Italia è, quindi, in vetta a questa classifica. Soltanto il Messico è messo peggio.

Chi si accontenta, gode? In Italia, ci sono più di 5 milioni di persone che fanno lavori al di sotto delle loro capacità. Non vi è alcun godimento nel rientrare nei nuovi fenomeni come l’over-education o il mismach, analizzati a livello internazionale, da sociologi e psicologi, per capire qual è l’impatto sul benessere della persona che vive situazioni di over o under-education. Dagli ultimi risultati, questo malessere incide negativamente sulla soddisfazione per il lavoro svolto, sfociando, ovviamente, sulla sfera personale con manifestazioni di malesseri fisici o malumori persistenti.

Le aspettative sono incerte sul futuro perché incerto é ciò che si vuole dal futuro.

La maggior parte dei n.e.e.t. non ha la più pallida idea di che lavoro vuole e, quindi, non sa  quali competenze sono necessarie per raggiungerlo o come fare per ottenerlo.

È da qui che è opportuno intervenire!

Sono tante le possibilità per cui il curriculum o il colloquio non hanno fatto centro. Esistono molte risorse, anche gratuite, per rimediare alla presentazione cartacea e all´esposizione orale, ma, prima di tutto, si deve sapere quello che si vuole. Magari, chiedendo aiuto ad un coach.

Per intraprendere un percorso in cui diventare consapevoli delle proprie risorse, ampliare le proprie possibilità di scelta e sviluppare apertura mentale, ci vuole coraggio. Non é facile affrontare la paura del cambiamento, ma nelle sessioni di coaching la spinta motivazionale e la felicità nel riconoscere che le proprie risorse e le proprie azioni influenzano positivamente il futuro, spingono la persona ad andare avanti verso la situazione desiderata.
L´Italia ha disinvestito sulla formazione scolastica, ma, in contemporanea, 700.000 persone lavorano attraverso internet e 320.000 posti di lavoro si sono creati grazie alla collaborazione del web per le aziende hi-tech. Questi, sono esempi di cosa vuol dire essere protagonisti della propria vita, tentare tante strade, trovare alleati, informarsi delle possibilità, essere flessibili e reinventarsi.

Capire quello che si vuole dovrebbe essere il primo passo per qualsiasi scelta: da che scuola superiore intraprendere fino a quale offerta di lavoro rispondere.

Diversi istituiti di scuola superiore hanno degli sportelli di coaching per allenare le potenzialità ed orientare i ragazzi verso mete concrete.

Migliorare le attività di orientamento è, senza dubbio, un modo efficace per diminuire la percentuale di ragazzi che lasciano la scuola fra la seconda e la terza superiore e per aumentare le prospettive di scelta ai giovani nella ricerca del lavoro.

Cosa può fare un Life Coach per te che hai perso la speranza di trovare un occupazione?

Un Life Coach ti rende consapevole delle tue risorse, chiarisce che cosa vuoi raggiungere, fa luce su come delineare l´obiettivo in termini pratici, ti guida con piani d´azione basati sui tuoi punti di forza per raggiungere ciò che vuoi dal futuro.

Valentina Stimpfl
stimpflvalentina@gmail.com

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Valentina Stimpfl, classe ´89, Life & Sport Coach.

Lavora principalmente a contatto con genitori che hanno bambini o ragazzi n.e.e.t. cioè che non studiano e non lavorano. Secondo lei, é quando siamo bambini che si incomincia a delineare la nostra vocazione, essere genitori consapevoli delle potenzialità del proprio figlio permette di essere delle guide migliori per supportare più felicemente i ragazzi nella transizione dell´età adulta e soprattutto verso l´autorealizzazione di entrambi.