Accompagnamento al sonno da 0 a 6 mesi

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Insegnare a un bambino ad addormentarsi da solo nel suo lettino non è semplice, ma è indispensabile, se i genitori vogliono ricominciare a dormire bene e per tutta la notte. I neonati dormono circa 16 ore al giorno, ma tendono a svegliarsi ogni due ore (in alcuni casi i risvegli sono anche più frequenti). Fortunatamente la situazione migliora a partire dall’età di 4-6 mesi di vita del piccolo. Fino ad allora, quindi, non è consigliabile iniziare con una vera e propria educazione al sonno, perché il sistema nervoso e il cervello del bambino non sono abbastanza maturi per poter affrontare lunghi periodi di sonno.

Nell’attesa, ci sono diversi metodi che si possono mettere in pratica per abituare il bambino al sonno notturno. Come è già stato spiegato, prima dell’età di 4-6 mesi, non è realistico aspettarsi che il bambino dorma per tutta la notte, ma è possibile iniziare a creare delle abitudini che saranno utili ai genitori e al bambino, quando sarà il momento di iniziare una vera e propria formazione al sonno.

 

Prima fase di accompagnamento al sonno (età del bambino inferiore ai 4-6 mesi)

1. Promuovi le attività divertenti e curiose durante il giorno e favorisci il relax durante la notte. In questo modo il tuo bambino inizierà ad associare la luce del giorno con il divertimento e la notte con il riposo e il sonno.

2. Quando il bambino comincia a dormire per periodi di tempo sufficientemente lunghi, crea un rituale della nanna. Prima di andare a dormire, crea un’abitudine che si possa riproporre ogni sera e che possa segnalare al tuo bambino che è arrivata l’ora di andare a dormire: puoi provare con il bagnetto, con le coccole, con la musica, con il canto o con tutto ciò che ti sembra agevole e appropriato all’occasione.

3. Comincia a insegnare al tuo piccolo ad addormentarsi nel suo lettino. Quando vedi che il bambino è assonnato, invece di tenerlo in braccio e dondolarlo, mettilo nella sua culla. Attenzione, metti sempre il bambino a dormire sulla schiena, per prevenire la SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante).

4. Prendi in considerazione il ciuccio. La maggior parte dei bambini si addormentano molto più facilmente se viene dato loro un ciuccio. Inoltre, è stato dimostrato che riduce il rischio di SIDS.

5. Alimenta il tuo bambino in condizioni di scarsa luminosità e parla tranquillamente durante la notte, per “spiegare” al tuo bambino che la notte non è fatta per le attività di divertimento.

6. Regola il tuo sonno in base al sonno del tuo bambino. Durante i primi mesi, lascia che il tuo bambino dorma quando e quanto vuole. E tu, se vuoi riposarti, cerca di dormire quando lui dorme.

 

Seconda fase di accompagnamento al sonno (a partire dai 4-6 mesi di età del bambino)

L’educazione al sonno vera e propria può iniziare nel periodo che va dai 4 ai 6 mesi d’età del bambino, quando cioè il bambino mostra la capacità di poter dormire tutta la notte. Ci sono diversi modi per insegnare al proprio bambino ad addormentarsi da solo, i tre metodi indicati di seguito sono solo quelli più comunemente usati da pedagogisti e genitori:

1. Il metodo “cry it out” (CIO). Questo metodo prevede di mettere il bambino assonnato, ma ancora sveglio, nel suo lettino e lasciarlo piangere finché non si addormenta. Anche se molti genitori hanno difficoltà ad ascoltare il proprio bambino piangere, pare che, dopo pochi giorni, il bambino impari che è tempo di dormire quando lo si mette a letto. Alcuni esperti, però, avvertono che questo metodo comporta il rischio di ignorare quelle situazioni in cui il pianto non è correlato con il sonno.

2. Il metodo Estivill (o Ferber). Questo metodo, che prende il nome da Eduard Estivill Sancho, riformulato nella versione americana da Richard Ferber, è una forma meno drastica del metodo CIO, in quanto permette ai genitori di andare a controllare il bambino con dei tempi impostati: la prima volta dopo 5 minuti, poi dopo 10 minuti e poi ogni 15 minuti, estendendo gradualmente il tempo di cinque minuti ogni giorno. Questo metodo non permette di prendere in braccio il bambino.

3. Il metodo Hogg. Questo metodo è stato ideato da un’infermiera statunitense di nome Tracy Hogg. Esso promuove associazioni positive con il sonno, purché non creino delle “dipendenze”. Quindi, va bene accorrere e prendere in braccio il bambino se piange e/o se lo si ritiene necessario, ma bisogna evitare di abituare il bambino ad addormentarsi con carezze, dondolii e pratiche che richiedono costantemente la presenza di un adulto.

 

Esistono tanti altri metodi di accompagnamento al sonno ed è difficile dire quale metodo funzioni meglio. Come tutte le tecniche, la scelta varia da bambino a bambino, da genitore a genitore e dalle abitudini famigliari.

Una cosa da tenere sempre in mente è che l’accompagnamento al sonno non deve diventare eccessivamente stressante né per il bambino, che deve percepire la situazione come una fase naturale al termine della giornata, né per i genitori che hanno il compito di trasmettere serenità e sicurezza.

Se tutto andrà per il verso giusto, sarà una “buona notte e sogni d’oro” per tutti!